Care amiche e cari amici di Black Coffee,

vi scrivo perché nel tempo abbiamo costruito un rapporto sincero, di fiducia reciproca, e so che capirete. Insieme abbiamo diffuso libri che esortano ad ascoltarsi e a condividere con gli altri le proprie verità. I miei libri mi hanno insegnato l’importanza di essere autentici, e per questo lo sarò con voi.

Negli ultimi mesi ho capito che stavo tralasciando aspetti di me stessa e della mia vita che invece meritavano attenzione. Crescere Black Coffee è un impegno a tempo pieno che onoro da otto anni. Ho avuto il privilegio di condividere questo progetto con persone brillanti, ambiziose, responsabili, persone che mi hanno sempre sostenuto e aiutato nella difficile impresa di inseguire un ideale di editoria. A loro va la mia eterna gratitudine.

Ma le cose cambiano, io sono cambiata. Due anni fa mio padre, il mio mentore e migliore amico, è venuto improvvisamente a mancare, e da allora la mia vita non è più stata la stessa. Ho raccolto il suo lascito e mi sono fatta carico di molte responsabilità che prima non avevo. E così adesso non sono più la giovane editor e traduttrice che attraversava l’America due volte l’anno in cerca di nuovi talenti. Sono una non più giovanissima editor, una traduttrice esperta, una docente di traduzione. Non viaggio più come prima, ma mi aggiorno mantenendo un costante e vivace dialogo con gli autori che ho pubblicato.

Il mio approccio on the road, però, è sempre stato il motivo principale per cui mi avete accordato la vostra fiducia, e mentirei se vi dicessi che opero ancora così. Continuerò a esplorare la letteratura americana, a tradurla e a diffonderla al fianco di altri editori, ma se mi ostino a pubblicare a pieno ritmo non avrò mai il tempo di alzare la testa e capire di cosa ho, avete, davvero bisogno. Il lutto mi ha insegnato che non c’è tempo per l’esitazione, che bisogna sforzarsi di diventare se stessi, e subito.

C’è un altro fattore che ha contribuito al mio cambiamento: qualche anno fa io e Leonardo, mio marito e co-editore, abbiamo deciso di trasferirci e di spostare la sede di Black Coffee da Firenze alla campagna marchigiana, dove sono nata. Tornare a immergermi in questo paesaggio dopo venticinque anni di assenza è stata una folgorazione. Ho compreso il valore del silenzio, dell’attesa, della lentezza, ho trovato pace. Ho iniziato a scrivere, io che mi ero sempre nascosta dietro le parole degli altri. Appartenere a un luogo fa questo effetto.

Quando ho confidato a un mio autore e amico (John Freeman) di sentirmi in colpa per questo mio bisogno di rallentare, lui mi ha risposto: «I tuoi lettori hanno già tanto di cui nutrirsi. In molti vogliono rallentare, hanno solo paura di dirlo. Tu invece non hai mai avuto paura di dire niente».

Perciò ho deciso di mettere in pausa le pubblicazioni e no, non ho paura di dirvi che sto evolvendo, che dietro Black Coffee c’è una persona in carne e ossa. Che sono stanca di correre per alimentare un’industria insaziabile. Forse siete stanchi anche voi. Allora fermiamoci un attimo, sediamoci e diamo valore a ciò che abbiamo fatto insieme.

Black Coffee non chiude, semplicemente evolve con me, e voi dovevate sapere.
Se quello che ho scritto vi risuona dentro, allora ci siamo capiti.
Prima di tutto, la vita.

Sempre vostra,
Sara Reggiani
L’editore