Questo racconto è apparso originariamente su Hobart il 5 dicembre 2017
L’uomo continua a pensare ai cavi elettrici, quelli che passano sopra casa sua.
A volte, di notte, li sente ronzare lassù.
È difficile dormire con tutto quel rumore.
A dire la verità il rumore non gli ha sempre dato fastidio. Per molto tempo non l’ha neanche notato, ma poi, una notte, se ne è reso improvvisamente conto.
E adesso, per quanto ci provi, non riesce a scordarsene.
L’uomo esce e guarda i cavi.
E se li tagliassi? si dice.
Ma si ricorda di un’illustrazione con Benjamin Franklin che prende la scossa.
Mi sa che non posso, dice.
Trova una scala e sale sul tetto. Ci rimane seduto per un po’ a pensare. Gli vengono in mente un sacco di modi per liberarsi di quei cavi.
Ma non riesce a immaginarsene neanche uno che funzionerebbe davvero.
Ad esempio, si immagina di invocare un drago e di fargli tirare giù i cavi. Oppure una navicella di marziani che scende e usa i suoi laser per friggerli.
Mi sa che non sono mai stato una persona pratica, dice tra sé, e sospira.
Scende giù dalla scala e si mette a letto.
Quella notte i cavi elettrici svaniscono.
Mmh, dice l’uomo.
Cammina lungo la strada. Solo i cavi vicino alla sua casa sono spariti.
Cos’è successo ai cavi elettrici? chiede ai vicini.
I cavi? dicono tutti. Non possono essere spariti!
Ma è proprio così, sono spariti! La cosa davvero strana in realtà è che tutti gli apparecchi elettrici dell’uomo continuano a funzionare: la TV, il microonde, il tostapane, la radio. Ma come fanno, senza elettricità?
L’uomo esce di nuovo. Controlla e ricontrolla.
Ma i cavi elettrici sono decisamente svaniti.
Aspetta per vedere cosa ci sarà scritto sulla bolletta della luce.
Ma la bolletta, stranamente, non arriva mai.
Valuta se andare in centro a parlare con qualcuno della compagnia elettrica.
Ma è piacevole, risparmiare ogni mese.
L’uomo era sul lastrico, a dirla tutta, quindi l’assenza della bolletta della luce è una boccata d’aria fresca. Fa un giro al museo e all’acquario.
Va a un ristorante, si siede a un tavolo.
Fa una bella cena, mangia bistecca e purè. Si gode un bicchiere di vino costoso. Poi va a vedere un film e si mangia un intero sacchetto di popcorn.
Ma quando torna a casa quella notte, la trova in fiamme.
Oh, dice l’uomo.
Rimane là fuori.
La casa brucia come una torcia.
I camion dei pompieri arrivano e spruzzano acqua dappertutto.
Tutto quello che possedeva è distrutto.
Ovviamente l’uomo non aveva un’assicurazione e non può vivere tra i resti della casa. Non ha abbastanza soldi per andare in albergo, quindi dorme in un parco.
E quella notte piove.
I vestiti dell’uomo sono sudici e non se ne può permettere di nuovi, per cui quando arriva a lavoro viene immediatamente licenziato.
All’inferno, dice, e decide di andarsene.
Fa l’autostop e finisce nel deserto.
Cammina nel deserto, attraverso il niente, e guarda le lucertole e le piante intorno a lui. Il sole picchia, l’uomo va avanti. I vestiti cominciano a sbiadire e a stracciarsi.
Ma mentre l’uomo cammina sente qualcosa dentro, qualcosa che ribolle nel profondo.
Una notte si trova in cima a una mesa, sotto le stelle, e guarda in alto.
E nel cielo notturno l’uomo vede qualcosa che turbina, e qualcosa dentro di lui risponde. E il fulmine schizza fuori dall’uomo, saetta su nel cielo, diramandosi mentre vola.
Mentre il fulmine sale, il fulmine scende, e in quell’interazione l’uomo vede delle forme, tutte le possibilità che era solito vedere nella mente, le cose che vedeva solo lui.
C’è una versione della sua vita nella quale è un grande esploratore, e un’altra nella quale compra e vende rane. C’è una versione in cui vive in un castello su Marte, e una versione in cui ripara macchine sportive.
E ci sono anche versioni in cui è il mondo stesso a essere diverso, dove tutti sono alti trenta metri. Dove le persone non parlano, ma comunicano attraverso i sogni. Dove tutti hanno l’abilità di scambiarsi il proprio essere.
L’uomo osserva il crescendo intorno a lui, poi c’è un lampo ed è tutto sparito, e anche lui è sparito.
E per un po’ non c’è altro che oscurità e silenzio.
Poi le cicale cominciano a cantare, all’inizio una o due.
*
Ben Loory ha scritto le raccolte di racconti Tales of Falling and Flying e Stories for Nighttime and Some for the Day. Le sue fiabe e i suoi racconti sono apparsi, tra gli altri, su The Sewanee Review, Tin House, The New Yorker e Fairy Tale Review.
Titolo originale: Power Lines @ Ben Loory, 2017, all rights reserved
Traduzione: Umberto Manuini