di Christine Sneed
Questo pezzo è apparso originariamente su Zyzzyva l’8 maggio 2020
7:00 Ti alzi dal letto di ottimo umore.
7:15 Bevi un caffè fatto con chicchi tostati in casa − macinati accuratamente a mano con un macinino prodotto in Giappone − ascoltando il mimo settentrionale che canta da una pianta di limone non distante da qui.
7:20 Senti un innalzamento nel tono dell’umore per effetto della caffeina e leggi un articolo del New Yorker su un apicoltore non udente.
7:40 Senti svanire il buon umore non appena il vicino spara a tutto volume un CD dei Meatloaf dall’altro lato della parete.
7:43 Batti sulla parete.
7:48 Batti di nuovo sulla parete.
7:52 Batti sulla parete per la terza volta, urlando.
7:55 Esci a fare attività fisica con indosso la mascherina e i guanti.
8:02 Pesti accidentalmente una cacca di cane leggendo le notifiche di Twitter sul telefono.
8:03 Strofini freneticamente la scarpa sul primo vialetto disponibile, lanciando occhiate furtive alle finestre della casa per essere sicura che nessuno stia guardando.
8:42 Torni a casa e ti accorgi che sulla scarpa profanata è rimasto l’odore della cacca di cane.
8:45 Finisci di disinfettare la scarpa con acqua calda e sapone.
8:46 Cerchi di ricordarti se a un certo punto dell’allenamento ti sei toccata la faccia.
8:48 Cerchi su Google gli ultimi dati sui contagi, filtrandoli per codice postale.
8:50 Senti un picco di pressione sanguigna quando il vicino spara a tutto volume il Greatest hits dei Journey dall’altro lato della parete.
8:53 Esci dall’appartamento per affrontare il vicino.
8:53:23 Torni nell’appartamento a recuperare la mascherina e i guanti.
8:54 Ti lavi le mani prima di mettere la mascherina e i guanti.
8:55 Torni nel corridoio e bussi con forza alla porta del vicino.
8:56 Litighi con il vicino attraverso la porta chiusa per la musica troppo alta.
8:57 Minacci di buttar giù la porta del vicino e di prenderlo a randellate se non abbassa la musica.
8:58 Torni a casa con la tachicardia e la pressione pericolosamente alta.
9:00 Ti abbandoni a fantasie di vendetta tra cui spiaccicare una torta alla panna sulla stupida faccia non rasata del vicino e buttargli pentoloni di stufato di manzo in testa quando apre la porta ed esce nel corridoio – se solo avessi le competenze tecniche e il materiale necessario per farlo.
9:47 Ti addormenti sul divano guardando BoJack Horseman sul telefono.
11:02 Ti svegli sul divano quando il telefono ti scivola giù dal petto e cade rumorosamente a terra.
11:15 Doccia.
11:30 Riunione di lavoro su Zoom; fingi di essere contenta di rivedere tutti; ti arrabbi perché Sandra del marketing usa solo l’audio. Tutti gli altri stanno usando il video anche se hanno bisogno di un taglio di capelli, una rasata e qualche ora di sonno in più. Provi un’ulteriore ondata di risentimento quando Sandra, ridendo, si inventa di avere la congiuntivite e l’emicrania, che le avrebbero provocato dei cerchi scuri sotto gli occhi − visibilmente arrossati e che lacrimano di continuo − rendendola restia a usare il video durante la riunione. Provi ancora più risentimento quando il tuo capo dice a Sandra che può lasciare la riunione se proprio non si sente bene e lei risponde di apprezzare molto questa gentilezza. Dovrebbe proprio chiamare il medico, immagina, e questo probabilmente è un buon momento per provarci.
13:20 Abbandoni la riunione su Zoom con dieci minuti di anticipo sostenendo di dover portare fuori il cane. Quando qualcuno chiede da quando in qua hai un cane, e non eri allergica?, menti e dici che ti stai occupando del cane di un vicino gravemente malato.
13:21 Apri un pacchetto di patatine e ne mangi metà mentre ti chiedi se hai la forza per farti un panino con il burro di arachidi e la marmellata.
13:26 Mangi il burro di arachidi dal vasetto e scopri che la marmellata è quasi finita ed è ricoperta di cristalli di zucchero che, a prima vista, hai temuto fossero muffa.
13:42 Controlli le e-mail di lavoro e inizi a rispondere ai messaggi estremamente seccanti dei clienti.
13:48 Batti sulla parete non appena il vicino spara a tutto volume un CD di Ted Nugent.
13:52 Batti di nuovo sulla parete.
13:55 Ti fiondi nel corridoio senza mascherina né guanti e ti procuri un livido sulla spalla sbattendola contro la porta del vicino.
13:56 Indietreggi quando il vicino spalanca la porta a torso nudo e ti fissa con i pugni alzati. È più in forma di quanto sembrasse e sul pettorale sinistro si intravede un grosso tatuaggio del Diavolo della Tasmania dei Looney Tunes. Dici al vicino con voce perentoria ma tremante che hai combattuto in Iraq e hai un disturbo da stress post traumatico. E che, se non abbassa la musica, troverai la granata che hai riportato di nascosto da Mosul e gliela lancerai in quell’appartamento del cazzo distruggendo il suo cazzo di stereo. Il vicino ti guarda sbattendo le palpebre, fa un passo indietro e ti chiude educatamente la porta in faccia.
13:57 Torni nell’appartamento alquanto scossa e scopri che la musica è stata abbassata. Poi ti prepari per un’altra riunione su Zoom, stavolta con un cliente della Nuova Scozia.
14:42 Scopri che il mimo settentrionale è tornato sulla pianta di limone e sta cantando molto, molto forte: un canto così forte e stridulo che il tuo cliente riesce a sentirlo e chiede se magari ti puoi spostare in un’altra stanza per il resto della riunione.
14:44 Porti il computer in cucina. Il cliente afferma con espressione mortificata di sentire ancora cantare l’uccello.
14:45 Porti il computer in bagno e chiudi la porta. Il cliente non sente più cantare l’uccello, ma ti accorgi che è sconcertato dall’asciugamano spiegazzato e ammuffito appeso di traverso sulla tenda della doccia. Ti scusi, tiri giù in fretta l’asciugamano e lo butti a terra. Il cliente sbatte le palpebre diverse volte prima di continuare con la sua lista di clausole per la vendita che state contrattando.
15:35 Riunione su Zoom con il tuo capo che sta mangiando un’omelette alla cinese da un contenitore da asporto mentre tu le illustri le richieste del cliente della Nuova Scozia.
16:02 Spieghi al tuo capo perché il cliente della Nuova Scozia le stia inviando delle e-mail sulla necessità, in futuro, di sale riunioni insonorizzate.
16:34 Ti rimetti a rispondere alle seccanti e-mail di lavoro.
16:59 Ti accorgi che il mimo settentrionale è ricomparso in cima alla pianta di limone.
17:02 Noti che il mimo settentrionale alterna ciclicamente diverse melodie, tutte al massimo volume.
19:28 Ti chiedi quante ore di fila possa andare avanti a cantare un mimo settentrionale. Esiste un Guinness dei primati per queste cose, tipo una versione per il regno animale?
20:35 Ti chiedi se sarebbe ammissibile, avendo una fionda, mirare a un ramo vicino al mimo settentrionale, giusto per scuoterlo un po’. Senza voler fare del male a nessuno, solo per fargli prendere un bello spavento. Ti piacciono molto gli uccelli, davvero, e in linea di massima sono creature magnifiche e innocenti, anche se sai di una o due specie che non hanno un briciolo di decoro. Ricordi di aver letto un articolo sul molotro, un uccello riprovevole che depone furtivamente le uova nei nidi degli altri dopo aver buttato fuori le uova di quegli sventurati, i legittimi proprietari del nido. I poveri uccelli beffati covano le uova del molotro fino a che non si schiudono e ne escono i pulcini e poi, logicamente, quei tontoloni sono molto sorpresi e contrariati quando si rendono conto di aver passato settimane intere a covare le uova di un altro uccello.
21:04 Ti addormenti guardando un concerto del 1997 della Dave Matthews Band sul telefono.
2:19 Ti svegli di soprassalto quando il mimo settentrionale comincia a riproporre il suo repertorio di canti dalla pianta di limone.
2:20 Esci barcollando sul balcone e ascolti l’uccello cantare sotto le stelle, chiedendoti se quella là a ovest sia Venere oppure un satellite straordinariamente luminoso. Ti chiedi per quanto tempo ancora dovrai vivere così. Ti sdrai sul cemento freddo del balcone e ti dici che sei fortunata a essere dove sei. Ricordi a te stessa che, quando sarà tutto finito, sarai una persona migliore. Non ti dimenticherai più com’è avere la libertà e il privilegio di andare in un posto, qualsiasi posto, in cui vuoi andare. Quando il mimo finalmente si zittisce, ti chiedi che cosa pensi di te e di tutti gli altri, seduti come degli stupidi nelle vostre case a lamentarvi di qualunque cosa, compreso il canto degli uccelli.
*
Titolo originale, Shelter in Place Schedule, copyright @ Christine Sneed, all rights reserved.
Traduzione di Tiziana Pennato.